Sono stato all’AI Festival per parlare di intelligenze artificiali e anche per raccontare un paio di cose di E poi arrivò DeepSeek, il nuovo libro che ho scritto con Mafe de Baggis. Durante il mio intervento ho raccontato un po’ di cose che riguardano leggi e regolamenti che trovo assurde sulle AI. Nel farlo, ho anche raccontato e spiegato come uso le AI per varie parti del mio lavoro, a cominciare proprio dall’assistenza nella scrittura del libro. Ho anche raccontato – trovando riscontri vari, non nominabili per ovvie ragioni – che ci sono già persone che usano regolarmente le AI ma non possono dirlo. Per vergogna o perché addirittura vincolate contrattualmente.
In effetti, nel mondo dell’industria creativa c’è una strana deriva omertosa rispetto alle intelligenze artificiali.
Più o meno funziona così. Ci sono grandi aziende che propongono contratti in cui le persone creative o le agenzie creative che firmano si devono impegnare a non usare le AI per il proprio lavoro. Vale per i testi o per le immagini, per i video, per la musica o per non so cos’altro. Dietro a queste richieste ci sarebbero varie ragioni. La principale deriverebbe da preocc
upazioni degli studi legali: c’è la paura che poi dalle AI possano venire fuori problemi relativi ai diritti d’autore. Di chi è una cosa, se viene fuori che è stata fatta con l’AI? Non si sa, ti risponderà qualcuno in attesa di leggi, regolamenti, sentenze. E poi quelle leggi, regolamenti, sentenze, che fine fanno in Italia se l’AI è, che so, indiana? Insomma: ci sono un sacco di problemi se cominciamo a farci trascinare in questo vortice. Io ho le mie idee in merito, però non fanno giurisprudenza.
Solo che ci sono due fatti incontrovertibili
le AI sono ottime per assistere molte parti del lavoro cosiddetto intellettuale
è impossibile controllare. Letteralmente, impossibile, giuro, anche se ti dicono che si può. Cioè, sì, se tu usi malamente ChatGPT, non lo personalizzi, fai il copia-incolla brutale di quel che ti scrive, allora se ne accorge chiunque. Però se lo usi come tuo assistente personalizzato non può succedere –, cosa succede? Quel che dicevo sopra: molte persone creative, semplicemente, le usano e non lo dicono
Che senso ha questa fatica? Non lo so. Io che cerco di scappare dalle fatiche inutili per dedicare il mio tempo e le mie energie a quel che merita fatica – creare, innovare, immaginare, cambiare le cose un granello alla volta – sono letteralmente estenuato da queste fatiche.
Comunque, siccome credo sia il momento di parlarne sul serio, se anche tu fai una professione intellettuale, usi le AI e devi mentire per colpa della burocrazia e dell’incomprensione e vuoi raccontare anonimamente la tua esperienza (sì, siamo a questo, lo so che è incredibile) sono pronto ad ascoltare garantendo l’anonimato.
La SEO e le intelligenze artificiali
Una delle prossime ossessioni sarà la produzione di contenuti che si ottimizzano SEO per la cosiddetta Deep Research (o Deep Search, o Search Generative Experience, chiamala come vuoi, a seconda dei produttori o dei gusti). Fatto sta che è facile immaginare che la produzione dei contenuti che fanno traffico e sono a basso valore aggiunto verranno affidati a macchine. Non ci vedo nulla di male a patto che – lo so, sono un inguaribile sognatore – il budget che verrà liberato in questo modo venga dedicato a pagare molto bene chi deve lavorare alla produzione di contenuti squisitamente umani e ad altissimo valore aggiunto.
Se non succederà , non sarà colpa delle AI ma, al massimo, del desiderio di fare sempre più profitto a scapito delle persone.
Comunque, per ricerche molto di nicchia sulle AI mi sono ritrovato fonte di Perplexity e altri strumenti con la Deep Research incorporata.
Come si ottiene qualcosa del genere? Non ci sono trucchi, come al solito, ma c’è la reinterpretazione – finalmente! – della SEO come disciplina relazionale.
Ne ho parlato qui.
AI e SEO dentro ad AI@Work
A questo punto immagino che non ti sorprenderà se ti dico che nel percorso AI@Work la puntata appena uscita – e quella che uscirà – è proprio sulla SEO fatta con il sostegno delle AI (a proposito, il prezzo è aumentato un po’: ora costa 69 euro IVA inclusa).
Buon fine settimana,
Alberto e Jon Slow