L’antifragilità è la capacità di alcuni sistemi di modificarsi e migliorare quando sono sottoposti a sollecitazioni, stress, volatilità, disordine. È un principio enunciato e ampiamente descritto da Nassim Nicholas Taleb nel suo libro Antifragile, prosperare nel disordine (il Saggiatore, 2012).
Tutte le sollecitazioni, gli stress e il disordine a cui siamo sottoposti come società – e come persone – finiranno per provare se siamo fragili o antifragili; è probabile, però, che le due condizioni si verifichino contemporaneamente.
Nelle varie bolle che frequento, uno dei sistemi che si è verificato più fragile e antifragile contemporaneamente è quello del giornalismo.
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Il giornalismo è fragile nella sua essenza mainstream, di cui parlerò come se fosse un personaggio, un feticcio, generalizzando. Quel giornalismo ha sempre a che fare con il privilegio di chi lo produce, ma riflette troppo poco su questa sua condizione naturale. Chi può davvero permettersi di fare giornalismo? Il giornalismo mainstream può davvero rappresentare gli interessi di chi non ha voce? In che modo?
Durante gli incontri all’Universidad del Norde a Barranquilla ci siamo messi a parlare di come insegnare il giornalismo e di cosa occorre tener conto. Il professor Carlos A. Cortés-Martínez, direttore del Grupo de Investigación PBX, mi ha detto: “Scrivere è sempre stato un privilegio. Nella nostra storia, solo alcune persone sapevano scrivere e leggere, rispetto al resto della popolazione. Oggi i tassi di alfabetizzazione sono più alti tra i privilegiati (sia per quanto riguarda i paesi sia per quanto riguarda le persone). Lo scrittore Martín Caparrós, alla fiera internazionale del libro di Bogota nel 2019 ha spiegato che El País, uno dei giornali più importanti in Spagna, ha raggiunto il suo massimo numero di copie negli anni '90 con 400.000 abbonamenti. Quel numero rappresentava l'1% della popolazione spagnola. Il giornalismo scritto, quindi, parla a un gruppo molto piccolo e specifico di lettori all'interno delle nostre democrazie”.
Come se non bastasse, la situazione di crisi generale in cui versa il giornalismo – una crisi soprattutto di fiducia, da cui discendono poi tutte le altre, inclusa quella di modello di business – dimostra la sua fragilità.
Non ha saputo adattarsi alla dissoluzione dell’oligopolio dell’informazione, minato alle basi prima dall’abbattimento dei costi di produzione dei contenuti, poi dall’abbattimento dei costi di distribuzione.
Non ha saputo adattarsi alla disintermediazione, se non in maniera scomposta, avocando a sé il principio dell’auctoritas, lamentando la lesa maestà di chi osa fare diversamente da come si è sempre fatto.
Ha pensato di poter rispondere alla proliferazione inarrestabile della produzione di contenuti reagendo in termini di quantità e velocità della produzione, senza capire che non era quello il terreno su cui si poteva competere.
Ma, al tempo stesso, il giornalismo sa essere antifragile. Lo è soprattutto nei germogli indipendenti che nascono in tutto il mondo e che continuano a fare l’unica cosa che deve fare il giornalismo. L’unica cosa che lo distingue da tutto il resto della produzione di contenuti: il metodo della verifica.
La fragilità e l’antifragilità del giornalismo sono rappresentate contemporaneamente, per esempio, da un’inchiesta recente pubblicata da IRPI e realizzata da Francesca Candioli, Roberta Cavaglià e Stefania Prandi, sulle molestie subite dalle studentesse delle scuole di giornalismo italiane.
Nei comportamenti documentati ci sono persone che fanno parte del mondo giornalistico e accademico – a proposito di come insegnare il giornalismo. Sono persone privilegiate, appunto, che approfittano del loro ruolo e della loro posizione per replicare comportamenti machisti, tossici, violenti che ritroviamo in altri ambiti lavorativi gerarchici e che troppo spesso non vediamo o fingiamo di non vedere o non raccontiamo per pigrizia, convenienza, tacita connivenza.
Ma proprio dal giornalismo stesso nasce l’anticorpo a questo sistema.
L’antifragilità esiste insieme alla fragilità, probabilmente in qualche modo si nutre della fragilità stessa. Tendiamo a pensare che ciò che è fragile vada protetto: in alcuni casi è vero. In altri, però, quando quella fragilità è connessa al privilegio di pochi, potrebbe diventare vero l’esatto contrario.
Noi abbiamo il dovere e la possibilità di essere antifragilə e di agire per creare anticorpi. È un percorso lungo, lento, che si può fare in tutti i campi lavorativi, non solo nel giornalismo.
La trasparenza che fa parte integrante dell’ecosistema digitale – nonostante tutti i tentativi di renderlo opaco – può diventare, al tempo stesso, lo strumento per rivelare le fragilità di un sistema, per decostruire e distruggere tutto quel che va semplicemente lasciato indietro e dunque per essere antifragili.
L’antifragilità, però, non è una condizione che si raggiunge in via definitiva, non è un punto d’arrivo: è il percorso, appunto.
Il percorso che il giornalismo indipendente sta facendo in varie parti del mondo, mettendo al centro il rapporto fra le redazioni e chi legge – la relazionalità e la cura sono due attività che non si possono delegare alle macchine – è proprio l’antifragilità che stiamo cercando.
💎 Partecipa alla Atex Challenge
La scadenza dell’Atex Challenge è prorogata alla domenica 17 novembre 2024: ne parleremo anche a Varese, a Glocal. Se lavori nel mondo del giornalismo e hai un’idea legata alle intelligenze artificiali è il momento di provarci.
È un’iniziativa di Atex, attiva da anni nel mondo del giornalismo con un suo cms che si chiama MyType.
Chi può partecipare?
- giornaliste e giornalisti, redazioni, editori
- scuole di giornalismo e master in giornalismo
- associazioni e organizzazioni attive nel giornalismo
Cosa serve per partecipare?
Un’idea da sviluppare nel mondo del giornalismo attraverso le intelligenze artificiali.
Che cosa si ottiene se l’idea viene scelta?
Un finanziamento in crediti AI, risorse tecniche e di progetto per creare i progetti pilota e verificare fattibilità e impatto delle idee. Le varie fasi saranno supportate da Atex, dall’analisi della proposta alla co-progettazione, fino allo sviluppo iniziale e all’integrazione.
Dove si trovano più info?
Qui
Dove si partecipa?
Compilando questo modulo.
💰 Bandi giornalistici in scadenza
24 ottobre 2024 - Environmental Investigative Journalism, Journalism fund
7 novembre 2024 - European Cross Border Grant, Journalism fund
7 novembre 2024 - European Local Cross Border Grant, Journalism fund
17 dicembre 2024 - Microgrants for Small Newsrooms, Journalism fund
27 gennaio 2025 - Fund for Investigative Journalism
🧑🎓 Formazione gratuita
Iscriviti al corso gratuito via newsletter AI for journalists and newsrooms, che ho fatto per The Fix Media.
📚 Corsi a pagamento
Se vuoi saperne di più sulle intelligenze artificiali, segui “Pronto soccorso AI”, il corso che abbiamo fatto Mafe de Baggis e io.
⚡ Tecniche di prompting
Per cominciare a lavorare con le intelligenze artificiali generative devi avere un po’ di dimestichezza con il prompting, cioè con il modo in cui si danno i comandi alle ia. Vediamo vari tipi di prompt
Prompting diretto (direct prompting)
Siamo alle basi: questo è il modo più di usare un’ia che risponde a comandi testuali. Quel che si fa è semplicemente chiedere alla macchina qualcosa, in linguaggio naturale. Può essere una domanda, una richiesta. Suggerisco sempre di cominciare a giocare con l’ia che hai scelto (ChatGPT, Claude, Gemini o altre) chiedendo: “Cosa puoi fare per me?”. È un buon modo per rompere il ghiaccio.
Grazie per aver citato la nostra inchiesta, Alberto!