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Avatar di Barbara D'Amico

Stavo pensando le stesse identiche cose.

Obbligarci a dichiarare se usiamo Ai per fare informazione, in modo così superficiale e generico, é inutile.

Come se al tempo dell’Olivetti fosse stato obbligatorio dichiarare che si usava una macchina da scrivere.

Come se con l’introduzione della suite Microsoft avessimo dovuto dichiarare negli articoli “scritto con il correttore automatico di Word”.

Sui modi poi usati per testare l’Ai e farci articoli ormai é una battaglia persa.

Prendo di nuovo in prestito Olivetti: é come se un giornalista, appena messa sul mercato, l’avesse criticata “perché ho provato a disegnarci e mi lascia solo dei segni di inchiostro senza senso sul foglio bianco”.

Ecco, come la macchina da scrivere non serviva a disegnare - pur avendo inchiostro e comandi - così i large language models non servono a dirti chi é chi, come tu hai giustamente ricordato.

Che ci sia tanta non-voglia di studiare, tanta mancanza di curiosità, un po’ me lo posso aspettare da chi ha esaurito carburante giornalistico (nel senso che posso accettare che chi appartiene a un altro mondo fatichi a codificare il nuovo, fa parte dell’evoluzione).

Il vero problema é un altro: chi invece studia e sa fare divulgazione non ha lo stesso palco in prima serata per parlare a milioni di persone. E non finisce nelle rassegne stampa che poi chi sta in Parlamento, Commissioni Ue ecc… legge per farsi un’idea sul tema (spesso, purtroppo, decisiva nonostante i comitati di esperti a disposizione).

Peró, dai, ci arriveremo.

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Avatar di Elisa Belotti

Molto interessante! Hai messo in ordine e dato spessore a tante riflessioni che tra chi fa giornalismo sono emerse negli ultimi tempi

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