I bollinatori della verità
Come farsi gli anticorpi contro l'idea che si dovrebbe certificare tutto.
Da quando, nel 2016, l’Oxford English Dictionary ha deciso che la parola dell’anno fosse post-truth e da quando il concetto di fake news ha fatto la sua (ri)comparsa1 praticamente nello stesso momento storico, l’idea affascinante di un bollino per certificare la verità ritorna periodicamente in auge, accompagnata da grida allarmate per quel che succederà a noi e – soprattutto – alle persone più giovani, che non avranno più un mondo di verità a cui appoggiarsi e che vanno assolutamente difese prima che sia troppo tardi.
Gli allarmi che riguardano la manipolazione delle menti suonano tutto in maniera molto simile.
Si attribuiscono colpe varie a dispositivi tecnologici, a device elettronici, a piattaforme e algoritmi. Sembra che si faccia di tutto pur di non ammettere le responsabilità umane e la fallibilità umana.
Certo, darsi il compito salvare gli altri dalle bugie che vengono raccontate è affascinante e nobile, se non ha secondi fini. È quasi eroico. Però, come tutte le azioni quasi eroiche, nella migliore delle ipotesi fa parte di un atteggiamento paternalista. Nella peggiore, invece, nasconde un’idea classista e censoria della vita, non dissimile da quanto accadeva in civiltà più antiche quando scrittura e lettura erano gelosamente custodite come appannaggio di poche élite.
Questo perché per salvare le altre persone dalle bugie tocca, prima di tutto, mettersi d’accordo sulla verità e su chi la decide.
Sorprendentemente – almeno per me – trovo spesso nelle mie bolle di conversazione queste idee censorie. Mi succede anche in ambienti che ho pensato essere molto più permeabili a posizioni “progressiste”. Capita anche a te? Faccio qualche esempio.
Nel mondo dei giornalismo trovo spesso l’idea che la verità sia appannaggio solo di chi è giornalista. Cosa che, spesso, almeno in Italia, si traduce con: “io ho il tesserino, quindi io dico la verità”. È un’idea che affonda le proprie radici nell’oligopolio dell’informazione e della distribuzione e che rivela il paternalismo di chi, dall’alto della propria posizione di privilegio, dice alle altre cosa devono pensare. Credo sia anche un fraintendimento della funzione sociale di chi fa giornalismo: non siamo portatori della verità, la cerchiamo con metodo e proviamo a raccontarla. Non conosciamo tutto, abbiamo solo il metodo della verifica.
Nel mondo dell’insegnamento mi imbatto in tentativi di aggrapparsi all’auctoritas istituzionale. Che accada qui mi stupisce meno, anche se il tipo di discorsi che sento suona comunque sorprendende. Fa più o meno così, semplificando: le enciclopedie di carta sono affidabili, quel che c’è sul digitale no perché è pieno di fake. Sembra servire a poco ricordare che le enciclopedie di carta sono frutto di scelte editoriali, riflettono i punti di vista di chi le redige, spesso sono state prodotto della cultura imperialista e colonialista dell’occidente.
Nel mondo dell’arte – scrittura e disegno, musica e recitazione – c’è quest'idea strisciante che la creatività sia solo un fatto individuale e che l’unica forma di autenticità sia quella del genio che crea nella solitudine della sua stanzetta disordinata e della sua mente da idolatrare. È un’idea comprensibile e racconta una posizione di difesa, soprattutto nei confronti di un mondo che mette a valore il lavoro dell’artista senza riconoscere il giusto compenso.
Nel mondo della scienza “dura” incontro sia l’idea preconcetta di superiorità nei confronti di altre forme di ricerca – negazione della multidisciplinarità – sia atteggiamenti clamorosamente fideistici laddove la scienza ha, nel metodo scientifico stesso, l’anticorpo contro qualsiasi forma di fede senza prove, essendone l’antitesi.
Queste posture si parlano e si incontrano. A volte si scontrano perché chi le sostiene non è necessariamente d’accordo con persone che hanno idee simili ma appartengono ad altri ambiti.
Il problema è che rischiano tutte di degenerare nel tentativo di confezionare verità imposte. Per questo dovremmo provare a resistere al fascino dell’idea che le fake news dovrebbero essere regolamentate; che i giovani d’oggi non vogliano più far fatica; che le AI siano piene di balle e di bugie; che Wikipedia sia il male; che ci vorrebbe la filigrana su ciò che non è autentico.
Per convincersi del pericolo basta pensare a questo scenario: diciamo che hai qualche idea non convenzionale. Ti piacerebbe se qualche istituzione avesse il potere di impedirti di esprimerla, di esplorarla, di fare esperimenti, di confrontarti con altre persone per parlarne? Come ti sentiresti, se accadesse? E ancora: a chi cederesti questo potere censorio? A quale istituzione? Ti fideresti?
Come si risolve, allora, il problema delle bugie?
Bella domanda. Forse non si risolve affatto, perché mentiamo da quando abbiamo la possibilità di farlo. Da quando abbiamo incorporato gli organi della fonazione. O forse da prima: alcuni studi dicono che ci sarebbero fenomeni di disinformazione anche fra animali.
La buona notizia è che avremmo già l’anticorpo contro tutto questo: è il metodo della verifica, che vale un po’ per tutto, non solo per le teorie scientifiche.
Solo che richiede la disponibilità ad accettare di poter avere torto; richiede predisposizione al cambiamento e all’idea che quel che era accettabile prima non lo sia più oggi; richiede di rinunciare al superomismo dell’Io ti salverò per abbracciare un approccio comunitario: insieme possiamo.
A dirlo, sembra persino facile, no?
AI Atex Challenge
Il tempo stringe! Se hai un’idea per l’uso delle AI generative nel giornalismo, partecipa alla AI Atex Challenge. La scadenza è il 17 novembre.
💰 Bandi giornalistici in scadenza
7 novembre 2024 - European Cross Border Grant, Journalism fund
7 novembre 2024 - European Local Cross Border Grant, Journalism fund
17 dicembre 2024 - Microgrants for Small Newsrooms, Journalism fund
27 gennaio 2025 - Fund for Investigative Journalism
Vediamoci a Glocal
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Slow News Days
Giovedì 14 novembre 2023, ore 17.30-19
Il mondo di Slow News, da Piano alle IA
Direttamente nel luogo che l’ha visto venire al mondo, la serigrafia artigianale Legno di Milano, presenteremo il primo numero della nostra rivista annuale monocromatica Piano, ripercorrendo il nostro percorso decennale di sperimentazioni e esperimenti giornalistici non convenzionali che ci ha portato dal pubblicare una piccola newsletter onine allo stampare libri, girare favole animate e documentari, scrivere e disegnare fumetti, progettare riviste di carta e dialogare con le AI.
Alla fine della presentazione, che verrà accompagnata da una bottiglia di vino offerta da noi, tutti i presenti assisteranno a una dimostrazione serigrafica e si porteranno a casa una maglietta stampata sul momento.
Presentano Andrea Coccia e Alberto Puliafito
dove: Legno, Via Feltre, 27, 20132 Milano MI
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ATTENZIONE: Ci sono solo 25 posti disponibili, se ti prenoti e poi non puoi venire, libera il posto per favore!
Venerdì 15 novembre 2024 9.15-11.15
AI per il giornalismo: il metodo avanzato per fare meglio
Tutti parlano di intelligenze artificiali. Qui ti daremo il metodo per usarle davvero senza aver paura del futuro. In questo workshop esploreremo il metodo per inserire le intelligenze artificiali nel lavoro giornalistico sotto tutti i loro aspetti.
Proponiamo:
– idee
– azioni
– pratica
Qui non troverai “il prompt perfetto da scrivere”, perché non esiste. Troverai, invece, il metodo per delegare alle macchine tutto quel che puoi delegare (dalla progettazione del tuo lavoro alla SEO, dai social alla correzione di bozze) per recuperare tempo e fare meglio il tuo lavoro: fare grande giornalismo, comunicare bene e in maniera unica, umana.
Con un approccio innovativo, alla fine del workshop ti consegneremo anche il manuale del workshop stesso, personalizzato e realizzato proprio con le intelligenze artificiali.
Mafe de Baggis e Alberto Puliafito hanno scritto insieme “In principio era ChatGPT”. Comunicatrice e giornalista, lavorano per migliorare il nostro approccio alla tecnologia e insegnano come fare per usarla al meglio e non subirla.
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Venerdì 15 novembre 2024 11.15-13.15
Podcasting per giornalisti: dalla progettazione al pitch
In questo workshop imparerai come ideare e strutturare il tuo progetto podcast fino alla creazione di un pitch: lo strumento essenziale che ti permette di mettere a fuoco tutta la serie prima di affrontare fasi di produzione audio.
Rossella Pivanti è una delle voci più autorevoli in Italia nel mondo del podcasting: audio producer specializzata nella produzione di contenuti audio originali e innovativi. Con Slow News ha realizzato il caso editoriale nel mondo dei podcast indipendenti 10 e 25, un’inchiesta sulla strage di Bologna.
Con lei, Alberto Puliafito, direttore di Slow News e autore di Artificiale, la newsletter di Internazionale.
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Venerdì 15 novembre 2024 14.30-16.30
L’intelligenza artificiale per scavare nei documenti e fare inchiesta
Dario De Santis, storico, e Alberto Puliafito, giornalista e direttore di Slow News, hanno progettato un workshop che parte da due casi di lavoro reali e che ti mostra come il metodo tradizionale e le tecnologie più moderne di intelligenza artificiale si possono combinare per esaltare il lavoro giornalistico d’inchiesta.
10 e 25 – La vera storia dietro alla strage di Bologna, un podcast indipendente diventato un caso editoriale in Italia, e Smart Venice, un’inchiesta transmediale lunga un anno e mezzo, sono due progetti di inchiesta che combinano il giornalismo tradizionale e le tecniche più avanzate d’uso delle intelligenze artificiali.
Vedremo insieme anche l’uso di Pinpoint che permette di organizzare, analizzare e condividere grandi quantità di documenti in modo rapido ed efficiente. Vedremo anche come integrare le ia generative in un lavoro d’inchiesta per velocizzare alcune parti del lavoro stesso. I partecipanti impareranno come sfruttare le sue funzionalità per collaborare in team su progetti investigativi, evidenziando connessioni tra dati, individuando persone chiave e organizzando il lavoro in modo strutturato.
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Venerdì 15 novembre 2024 16.30-18.00
L’intelligenza artificiale per scavare nei documenti e fare inchiesta
SOLO ONLINE
Nel giornalismo investigativo, il digitale offre strumenti potenti per migliorare l’efficacia e la precisione delle inchieste.
In questo panel, Gabriele Cruciata esplorerà tutte le possibilità che abbiamo. Lo farà partendo da un caso concreto, il caso “Volpe 23”, un’inchiesta che ha fatto uso di strumenti digitali avanzati per raccogliere, organizzare e analizzare grandi quantità di dati. Scopriremo come queste tecnologie possono essere applicate nel giornalismo d’inchiesta, riducendo i tempi di ricerca e permettendo ai giornalisti di concentrarsi sull’analisi critica e sulla narrazione dei fatti.
Un’opportunità per imparare a usare al meglio il digitale, senza rinunciare all’approccio investigativo tradizionale.
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Sabato 16 novembre 2024 – ore 9.15-11.15
Come usare le intelligenze artificiali per i social
In questo workshop, esploreremo come l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per ottimizzare l’uso dei social media nel giornalismo e per costruire una strategia efficace. I partecipanti scopriranno come sfruttare l’AI e delegare alle macchine tutto ciò che è davvero delegabile, per esercitare il controllo umano ed esaltare la nostra creatività quando ne abbiamo davvero bisogno.
Verranno mostrati strumenti di intelligenza artificiale utili a risparmiare tempo per la realizzazione di contenuti, senza appiattire la voce dei content creator. In un contesto che vuole autori/autrici sempre più presenti sui social, l’utilizzo consapevole dell’IA permette di far guadagnare tempo prezioso.
Francesco Olivieri è laureato in informatica all’Università Milano Bicocca, specializzato in AI e soft computing, è anche sceneggiatore e content creator e usa la tecnologia per risparmiare tempo sui social. Alberto Puliafito, giornalista, lo accompagna in questo workshop che mostra le tecniche e strumenti utili per usare le AI e concentrarsi solo sulla parte creativa, delegando buona parte della gestione dei contenuti a strumenti esterni.
🎟️ Prenota un posto in presenza
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Sabato 16 novembre 2024 – ore 11.15-13.15
Le immagini all’epoca della loro generabilità algoritmica
L’obiettivo del workshop è garantire un uso consapevole e responsabile di questi nuovi contenuti visivi, per non perdere la rotta e sapere come muoversi in un contesto sempre più complesso. Partendo dai rischi derivanti dall’uso e dalla diffusione consapevole o meno delle immagini generate dall’intelligenza artificiale, strumento ormai alla portata di chiunque per accessibilità e facilità di fruizione, proseguiremo poi col fornire metodi pratici e strumenti concreti per identificare immagini artificiali, ma anche criteri solidi per valutare se e quando utilizzarle.
This Is not a duo è un progetto di ricerca e sperimentazione nel campo del design speculativo condotto da due designer, Giulio Bordonaro e Nicoletta Gomboli.
Ad accompagnarli in questo laboratorio, Andrea Coccia, giornalista, cofondatore di Slow News e direttore responsabile della Revue, che da anni si occupa di cultura della verifica e di media literacy per adulti e bambini.
🎟️ Prenota un posto in presenza
Sabato 16 novembre 2024 – ore 14.30-16.30
Costruire comunità intorno al giornalismo usando le intelligenze artificialiI: il caso 10e25
Le intelligenze artificiali stanno trasformando il modo in cui le comunità si relazionano con il giornalismo. In questo panel, Gabriele Cruciata presenta il caso “10e25”, un podcast investigativo che ha saputo creare una comunità coinvolta e attiva intorno alla sua inchiesta sulla strage di Bologna.
Attraverso l’uso di IA, il progetto ha potuto analizzare grandi volumi di dati, interagire con il pubblico e ottimizzare la distribuzione dei contenuti. Il panel mostrerà come le AI possono essere utilizzate per potenziare il giornalismo indipendente e costruire una solida base di lettori e ascoltatori fidelizzati.
🎟️ Prenota un posto in presenza qui
Domenica 17 novembre 2024 9.30 – 11.30
Crea il tuo assistente personale con l’intelligenza artificiale
Questo workshop avanzato – ma comunque utile anche se vuoi esplorare il mondo delle ia – ti insegnerà come l’intelligenza artificiale possa diventare un valido assistente personale per giornalisti e professionisti della comunicazione creando un tuo assistente personale che sarà in grado di svolgere i compiti più meccanici e ripetitivi.
Un webinar di Alberto Puliafito, direttore di Slow News e autore della newsletter Artificiale per Internazionale
💻 Prenota qui per lo streaming
Domenica 17 novembre 11.30 – 12.30
Come si trova una storia che non scade?
Uno dei pilastri dello slow journalism è la durabilità delle storie che racconta, che sono pensate e scritte per durare più a lungo di una normale news, che si solito nel giro di poche ore è già passata e dimenticata. Slow News e La Revue, due progetti diversi e complementari di slow journalism, cercano e pubblicano questo genere di storie, ma come si trovano?
In questo workshop, dedicato a giornalisti freelance, esploreremo il concetto di attualità tra fast e slow journalism, vedremo alcuni esempi e impareremo gli strumenti e i punti di vista utili per trovare nuove storie che non scadono.
Andrea Coccia, direttore responsabile della Revue e cofondatore di Slow News racconterà la sua esperienza e alcuni casi studio.
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Giusto un esempio non esaustivo e di certo non il più antico: re Charles II voleva chiudere le coffee house per prevenire la diffusione di notizie false (forse sarebbe meglio dire: quelle che non gli erano gradite). Di recente ho citato questo esempio per provare a mettere in guardia dalla tentazione di certificare la verità, ma per errore ho usato il termine pub anziché coffee house e così la discussione si è spostata su quello. Meraviglie della conversazione.
correva l'anno 2009 :) https://www.youtube.com/watch?v=6Fl2iTB6Hjg