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Ecco: il meccanismo sociale della vergogna.

Stamattina, come tutte le mattine, ascoltavo il podcast di "Internazionale". Parlavano di un argomento che mi ha colpito: su Nature è uscito un articolo sulla “maggioranza silenziosa” di persone preoccupate per il cambiamento climatico. Che cosa sta succedendo? Succede che questo tema, pur preoccupando la maggior parte della gente, è diventato un tabù. Se ne parla sempre meno, perché ogni volta che emerge scatena reazioni violente, polarizzate, sproporzionate. E allora cosa avviene? Si smette di parlarne del tutto. Come accade con quegli argomenti che sai già essere pericolosi a tavola, tipo il sesso, la religione, la politica. E adesso anche il clima: al pranzo di Natale meglio evitare, meglio non nominare neppure.

Così ogni persona finisce per credere di essere in minoranza. Si isola. Si convince che preoccuparsi per il cambiamento climatico sia quasi una bizzarria privata, una mania da tenere nascosta. E non se ne parla. E la politica, che si muove solo davanti ai riflettori accesi dell’opinione pubblica, non considera più il tema una priorità. Non fa nulla.

Il risultato? Chi è preoccupato tace, e più tace, più si sente minoranza.

Trovo che questo meccanismo – il silenzio della maggioranza – si applichi a moltissimi altri temi, non solo al cambiamento climatico – e sempre oggi trovo il tuo articolo a conferma –, e che sia parte, in una maniera sorprendentemente metodica, di una manipolazione del consenso e dell’informazione: un sistema in cui certi argomenti vengono scientificamente attaccati, demoliti, ostracizzati online. Argomenti su cui piovono shitstorm ben orchestrate, precise, mirate a renderli impronunciabili. Con un altro effetto collaterale: screditare chi osa parlarne. E allora cosa si fa? Niente. Non se ne parla più.

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