Grazie Alberto questo pezzo è veramente illuminante. Io pendo d di più come giornalista verso il “mito” del fact checking, ma in effetti il pezzo di Quattrociocchi punta il dito su una cosa talmente gigantesca che tendiamo a dimenticarla. La storia del giornalismo sui social è piena di accidenti ma è probabilmente una storia… che non sarebbe dovuta nemmeno iniziare 😁 Battaglia persa in partenza? Vedremo. Intanto queste riflessioni arricchiscono.
Grazie Alberto, credo che la tua sia una sintesi perfetta ed equilibrata che si giova adeguatamente delle due gambe che hai citato - lavoro sul campo e ricerca scientifica -, appartenenti a due validi professionisti nel loro settore.
Ancora una volta emerge il compito improcrastinabile individuale (che poi diventa collettivo) di metterci del proprio e non demandare al "rumore" della massa la conquista della propria libertà. "Libertà è partecipazione" cantava qualcuno; studiare, rallentare, far sedimentare ed amalgamare è la chiave di questa libertà.
Lo penso anche io. Del resto è proprio questo uno dei compiti di approfondimento giornalistico, lontano da inutili e deprimenti partigianerie che nascondono spesso altri interessi
Grazie Alberto questo pezzo è veramente illuminante. Io pendo d di più come giornalista verso il “mito” del fact checking, ma in effetti il pezzo di Quattrociocchi punta il dito su una cosa talmente gigantesca che tendiamo a dimenticarla. La storia del giornalismo sui social è piena di accidenti ma è probabilmente una storia… che non sarebbe dovuta nemmeno iniziare 😁 Battaglia persa in partenza? Vedremo. Intanto queste riflessioni arricchiscono.
A noi non piace sentircelo dire perché ci tocca un nervo scoperto. Ma a nessuno piace essere corretto, tantomeno su una piattaforma social.
Grazie Alberto, credo che la tua sia una sintesi perfetta ed equilibrata che si giova adeguatamente delle due gambe che hai citato - lavoro sul campo e ricerca scientifica -, appartenenti a due validi professionisti nel loro settore.
Ancora una volta emerge il compito improcrastinabile individuale (che poi diventa collettivo) di metterci del proprio e non demandare al "rumore" della massa la conquista della propria libertà. "Libertà è partecipazione" cantava qualcuno; studiare, rallentare, far sedimentare ed amalgamare è la chiave di questa libertà.
Grazie a te, sono contento che passi l'idea di far nascere qualcosa di buono da due posizioni che per me sono solo apparentemente in contraddizione.
Lo penso anche io. Del resto è proprio questo uno dei compiti di approfondimento giornalistico, lontano da inutili e deprimenti partigianerie che nascondono spesso altri interessi